Oggi
l’Europa, ed in modo specifico il sud dell’Europa, sta attraversando un periodo
di instabilità economica, soprattutto per lo scarso potere di acquisto
dell’euro e per risorse non debitamente
sfruttate. In
Italia vi è anzi, sotto questo profilo, una recessione.
Essendo
cittadino del sud Italia, mi viene spontaneo fare notare come in questo momento
il susseguirsi di licenziamenti sempre più frequenti, la mancanza di posti di
lavoro, la disoccupazione, il taglio della spesa pubblica, stiano rendendo
impossibile non soltanto la crescita economica ma la sopravvivenza stessa di
molte categorie di lavoratori. In particolare, il settore industriale al sud è
penalizzato anche da una maggiore tassazione applicata sui prestiti per le aziende
rispetto al nord. Ne è un esempio l’aumento di piccole e medie imprese
costrette al fallimento.
Inoltre,
sono molti i giovani che oggi vengono privati nelle loro legittime aspettative
di inserirsi nel tessuto sociale attraverso il lavoro. Neanche il conseguimento
del diploma di laurea riesce a garantire loro l’accesso al mondo del
lavoro, se non con piccoli impieghi, mal
pagati, a tempo determinato e spesso per nulla attinenti al percorso di studi
svolto.
Vi
sono operatori nel campo scolastico che vivono nel precariato tutta la vita
lavorativa senza mai essere stati stabilizzati (nonostante decreti di legge
prevedano la stabilizzazione dopo tre anni di anzianità di servizio).
La
futura compagine politica adempirà alle promesse fatte in campagna elettorale
in materia di lavoro? Staremo a vedere.
Salvatore
Cifalinò