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Informazioni personali

Dottore in Scienze dell'educazione e della formazione.
Giornalista pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti di Sicilia e all' European Journalists Association.

Graduated in Education and forming Science.
Freelance journalist, Sicily’s order of journalists and European Journalists Association member.
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e-mail: s.cifalino@alice.it

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ARTICOLI - ARTICLES


domenica 31 dicembre 2017

LA SLOVENIA, UNA NAZIONE DA VISITARE


La Slovenia è un Paese sorprendente. In questo piccolo pezzetto d’Europa si possono ammirare innumerevoli attrazioni naturalistiche; vi sono più di 200 musei e, tra i più importanti, il museo nazionale delle Scienze naturali. La Slovenia è anche un Paese ricco per la sua architettura; la capitale, Lubiana, rappresenta i capolavori del famoso architetto europeo Jozc Plecnik. Essa è la nazione delle chiese, con le proprie caratteristiche culturali e architettoniche. Nel confine Italo-Sloveno si è sviluppata la scuderia di Lipica, dei cavalli li-pizani, in cui si svolgono manifestazioni ippiche al livello internazionale.
Il lago di Bled
Si possono visitare con un trenino elettrico le grotte di Postumia, con i suoi 21 kilometri di gallerie sotterranee.
Vi è il panoramico castello di Bled, il più antico della Slovenia. E le grotte di S. Ganziano, situate nell’ omonimo parco regionale e per l’importanza del territorio naturale nel 1986 sono state iscritte nell’ elenco dell’ UNESCO.
La Slovenia è un Paese ospitale che stupisce piacevolmente il visitatore, anche per la ricchezze delle specialità gastronomiche. Le trattorie sono spesso a conduzione familiare e tra i piatti di tutti i giorni sono popolari quelli fatti con verdure e ortaggi in genere.
Il parco del Tricorno
In ogni regione di questo paese non manca la potica, dolce ripieno di noci con semi di papavero, uvetta, erbe, ricotta e miele. Famoso è il prosciutto crudo sloveno del Carso, stagionato alla bora, che ben si accompagna con i vini pregiati provenienti da aziende vinicole locali.
La Slovenia è un paese che culturalmente arricchisce il turista.


                                                          Salvatore Cifalinò
                                         

venerdì 1 dicembre 2017

IL CASTELLO ARABO-NORMANNO DI CALATABIANO IN SICILIA


“ STORIA, CULTURA E PAESAGGIO MAGICO DELLA SICILIA”

Sulla costa della Sicilia orientale, a pochi chilometri da Taormina e distante da Catania appena 30 kilometri spicca  il sito archeologico del castello di Calatabiano. I lavori di restauro, finalizzati al recupero e alla promozione turistica e culturale del sito, hanno compreso diverse importanti opere; fra queste, oltre al percorso storico-archeologico, la realizzazione di stupende sale riunioni che possono ospitare convegni ed eventi culturali di altissimo livello.

Il Castello si può raggiungere a piedi percorrendo un sentiero o, in pochi minuti, con un grande ascensore panoramico inclinato - il più grande in Sicilia - dal quale già appare un fantastico paesaggio da cui si possono ammirare  la vallata in cui scorre il fiume Alcantara, il golfo di Naxos e il più  grande vulcano attivo d’Europa: l’Etna.
Durante gli scavi archeologici, curati dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Catania, sono venuti alla luce reperti che hanno permesso di individuare un preesistente insediamento greco- romano, che i bizantini successivamente hanno fortificato per difendersi dagli arabi i quali, tuttavia, lo conquistarono saccheggiandolo e lo chiamarono “Kalaat-al Bian (rocca di Biano).
Sala Cruyllas
Dopo il periodo normanno-svevo,  angioino e aragonese, il castello passò nelle mani della famiglia spagnola Cruyllas che, nel XIX secolo, quando ormai era abbandonato, ritornò ai vescovi e quindi alla diocesi di Acireale, provincia di Catania, che ne ha voluto il recupero.
Durante i lavori di reupero è stato impiegato anche un asino, oltre che un elicottero, per trasportare i materiali sulla rocca.
                                                                                                     
                                                                           
  Salvatore Cifalinò
                                                                                 


martedì 28 novembre 2017

SEI MILIONI DI PERSONE ALL’ANNO MUOIONO A CAUSA DEL FUMO


I numeri di morti a causa del fumo della sigaretta e del tabacco in genere sono da Olocausto: circa 6.000.000 di persone all’anno nel mondo muoiono a causa del fumo.
In Italia attualmente  il fumo causa circa 80.000 morti all’anno e più del 25% coinvolge persone tra i 35 ed i 65 anni di età. Di questi decessi, 40.000 sono per cancro polmonare, 15.000 per malattie respiratorie croniche, 22.000 per malattie cardiovascolari.
Secondo i recenti dati Istat, nel nostro Paese la dipendenza dal fumo riguarda soprattutto i giovani. Tra i soggetti di sesso maschile vi sono più fumatori nell’età compresa tra  i 25 e i 34 anni, mentre tra le donne sono quelle tra i 20 e i 24 anni a fumare di più. Circa il 70 per cento dei fumatori prova la prima sigaretta dai 15 ai 17 anni. Ma un dato allarmante riguarda la percentuale, di quasi il 14 per cento, dei giovani che iniziano a fumare addirittura prima dei 15 anni.
Dati scientifici dimostrano che fumando 20 sigarette al giorno il fumatore introduce nell’organismo 70.000 carichi di nicotina. Questa sostanza, oltre a provocare assuefazione, una volta inalata raggiunge il cervello in 7 secondi provocando modificazioni nella sua attività. La nicotina contiene oltre 2.000 sostanze tossiche, che derivano dalla simultanea combustione del tabacco e dei suoi conservanti.
le sigarette procurano danni ai polmoni 
Il fumo inoltre provoca il restringimento dei vasi sanguigni favorendo l’insorgenza dell’aumento della pressione arteriosa, ed è anche causa dell’ invecchiamento precoce della pelle. Tra le altre conseguenze, si indeboliscono le difese immunitarie, diminuisce notevolmente la libido, si incorre alla caduta dei capelli e al danneggiamento dei denti, ma soprattutto fumare accorcia la vita. Una persona che fuma 10-20 sigarette al giorno “brucia” 10-15 anni della sua esistenza. Il fumo è anche responsabile dei tumori a: cavità orale, faringe, laringe, vescica, esofago, rene, pancreas, collo dell’utero. I neonati di madri fumatrici di
solito pesano  di meno e hanno un rischio di mortalità perinatale più elevato  rispetto a quelli nati da madri non fumatrici.
Anche quella che può sembrare una semplice incuria, ossia buttare per  terra mozziconi di sigarette, causa danni all’ambiente per via delle sostanze tossiche contenute nelle sigarette.      
i mozziconi  di  sigarette creano
 rifiuti tossici per l’ambiente
Smettendo di fumare si ha un miglioramento della respirazione, si riscoprono sapori,  profumi, si hanno maggiori prestazioni nelle attività fisiche. Migliora anche l’aspetto personale e l’autostima, denti più bianchi, pelle più fresca, alito gradevole, spariscono i cattivi odori dai vestiti e dagli ambienti. Le donne non fumatrici ritarderanno l’età della menopausa rispetto a quelle fumatrici e gli uomini non fumatori avranno una considerevole riduzione di rischio di impotenza. Non fumando, oltretutto, si ha un notevole risparmio economico, e migliora la nostra immagine agli occhi di chi ci circonda. E allora, perché mandare in fumo la nostra salute?

                                                                   Salvatore Cifalinò
                                                                 

LA SINDROME VERTIGINOSA

 


Ricerche nel campo della medicina, e della otoneurologia in particolare,  hanno dimostrato che circa il 65% delle persone di età superiore ai quarant’anni hanno vissuto nel corso della propria vita una esperienza di vertigine che le ha coinvolte  emotivamente sino a creare, in molti casi, sgomento.
Alla dottoressa Giovanna Abate, medico-chirurgo, abbiamo chiesto approfondimenti sulle attuali ricerche nel campo della medicina riguardanti le vertigini.
Vuole spiegarci cos’è  la vertigine?
“La vertigine è una alterazione dei rapporti del nostro schema corporeo con l’ambiente circostante. In passato, spesso si è fatta molta confusione nella ricerca delle cause etiologiche della vertigine, attribuendo a diversi organi ed apparati la motivazione del disequilibrio e dei sintomi ad esso correlati. Lo sviluppo delle neuroscienze, negli ultimi decenni, ha favorito un nuovo approccio alla diagnostica e alla terapia della vertigine. Quella più diffusa è la vertigine parossistica posizionale, che riguarda circa l’80%  dei pazienti affetti da disturbi vertiginosi, che si scatena come conseguenza di particolari posizionamenti del capo ed è attribuita al distacco di otoliti presenti a livello dei canali semicircolari dell’orecchio interno, o causate da alterazioni delle vertebre cervicali che riducono l’afflusso sanguigno al cervello.”
Come si distingue la vertigine?
“La crisi è caratterizzata da vertigine rotatoria, da nausea, con o senza vomito, sudorazione fredda, tachicardia. La durata, di solito, è inferiore al minuto e si riacutizza alla ripetizione del movimento. Altre volte il paziente può lamentare una violenta crisi vertiginosa, accompagnata da nausea e vomito, che permane anche se il paziente è completamente immobile; in questi casi potrebbe trattarsi di nevrite vestibolare. Tra le patologie a carico dell’orecchio interno, responsabili di vertigini, vi è da ricordare la sindrome di Menière che, oltre ad accessi di vertigini, si manifesta con acufeni e ipoacusia fluttuante.”
Come si giunge alla diagnosi?
“La diagnosi prende inizio da una accurata anamnesi. La  presenza di una vertigine rotatoria va ricercata con minuziosità, come gli esami audiologici, indagini otoneurologiche, accertamenti con video oculoscopio  e prove caloriche.”
Qual’è la terapia da seguire?
“I pazienti affetti da disordini dell’equilibrio prima vengono trattati con terapia farmacologica, che ha il significato di controllare i sintomi, e successivamente verranno sottoposti ad un trattamento riabilitativo. Nel caso della vertigine parossistica posizionale spesso l’esecuzione delle manovre liberatorie è il presidio terapeutico risolutivo. L’applicazione della terapia farmacologia e della terapia riabilitativa hanno permesso la risoluzione delle problematiche vertiginose nella maggior parte dei pazienti. 
Va  ricordato - conclude la dottoressa Abate -  che tutte le patologie che si possono curare non creano condizioni di invalidità al paziente.”
                                                                                         
                                                                               Salvatore Cifalinò
                                                                            

lunedì 9 ottobre 2017

FARE MEMORIA: I BARBIERI DI UN TEMPO IN SICILIA

Sala da barba anni '50
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Nei vecchi saloni da barba siciliani, intorno agli anni ‘50, si andava  non solo per farsi tagliare i capelli o per farsi radere la barba, ma per incontrare gente: allora non c’era la televisione e non tutti avevano la radio. E di solito si diceva: “Adesso vado dal barbiere per trascorrere un po’ di tempo” , perché quella era un’occasione buona per ascoltare o suonare il mandolino,  la 
chitarra, la fisarmonica, il basso o il tamburello, cantare musiche della tradizione siciliana o per ascoltare “storie” che non sempre poi rispondevano al vero.
Suonatori di chitarra e mandolino 
Nei saloni da barba di allora, specialmente nei piccoli centri della Sicilia,  si giocava anche a carte e il lavoro, quel poco che c’era, si concentrava soltanto nei giorni tra sabato e domenica e nei giorni che precedevano le feste. Il barbiere non aveva orari, il suo giorno di riposo era il lunedì, ecco perché c’era un detto che recitava: “Il lunedì è del barbiere”. C’era anche chi si abbonava per un taglio di capelli al mese; in questo caso i figli dell’abbonato avevano un trattamento particolare: percepivano uno sconto fino al raggiungimento dei diciotto anni. Il barbiere, sul finire di ogni anno, regalava ai clienti più affezionati piccoli calendari tascabili a colori che profumavano di borotalco e raffiguravano donne in abiti succinti o attrici famose. 
Dal barbiere c’erano clienti che pagavano  con merce varia il servizio ricevuto, non potendo fare diversamente per mancanza di denaro. E c’era un altro detto: “Il barbiere, con quel che guadagna, non riesce a mantenere la moglie”. Egli per andare avanti alla meno peggio, faceva diversi lavori come le punture a domicilio, metteva le sanguisughe nelle spalle di chi soffriva di pressione arteriosa alta ritenendo  in tal modo di farla abbassare; estraeva i denti cariati ai clienti facendo un nodo con uno spago attorno al dente da togliere. Il barbiere (in lingua siciliana ‘u vavveri), per eseguire una buona rasatura della barba ai clienti che non avevano più i denti, metteva loro una pallina di legno nella bocca  che serviva per “stirare la pelle” e, a quelli  che non avevano più i denti nella parte anteriore della bocca, faceva mettere loro la lingua sotto le labbra. Non era raro il caso di  trovare dal barbiere uno sgabello di legno in cui saliva il piccolo garzone per portarsi ad una altezza adatta per lavorare sulla sedia nella quale si accomodavano i clienti. Nella sala c’erano sempre una pietra liscia  e una striscia di cuoio a forma di cintura che servivano al barbiere per affilare il rasoio a mano libera. Il barbiere era il punto di riferimento dei propri clienti, a lui si chiedevano consigli tra i più vari, per esempio, come  sposare una figlia o un figlio; all’occorrenza egli faceva da paciere ed era anche detentore di tanti segreti. Nei saloni da barba si concludevano anche affari come la compravendita di case e terreni. A quei tempi dal barbiere non si faceva lo shampoo perché non c’era l’acqua corrente e quindi neanche i lavandini.

I barbieri di oggi



Ora tutto è cambiato, i barbieri di oggi riescono ad offrire vari servizi, allora impensabili,  come la tintura dei capelli, pulizia del viso, manicure, modellamento delle sopracciglia. 
Adesso non si dice più: “Il barbiere non riesce a mantenere la moglie”; si è persa la poesia di un tempo, ma rimane un patrimonio ricco di cultura e di tradizioni della Sicilia di una volta.


                                                                                             Salvatore Cifalinò                                                                           

martedì 3 ottobre 2017

Acireale THE RELIGIOUSES OF THE DAY CENTRE S. CAMILLO OF ACIREALE CELEBRATED FATHER FRANCESCO AVI

A moment of the meeting
Father Francesco Avi, Camillian missionary, doctor of 82 years old, received a plaque of recognition from dr. Emanuele Rapisardi for the thirty-year ministry and health service carried out in Kenya at the "Tabaka Mission Hospital". The meeting was held in conjunction with doctors and nurses of our area who have served missionary service in Kenya; it was organized by the dr. Emanuele Rapisardi, radiologist of Aci Castello who, for 26 years during the holidays, has gone to Kenya in the "Tabaka Mission Hospital" to carry out his work for the indigents. Dr. Rapisardi, do you want to tell us how did you get the idea to make father Francesco Avi come here in Acireale? "I have known Father Francesco for many years, since I went for the first time to the "Tabaka Mission Hospital" as a volunteer and, I assure you, that working with him I learned a lot from both the professional and the human aspect. It’s enough to say that, when the Camillians entrusted him to direct the hospital of Tabaka, that at that time it was small, there were few beds and deficiency of medical equipment. Father Avi led the hospital to have 250 beds and the necessary medical equipment".

From the left, Father Francesco Avi and Mr. Rapisardi   

Father Avi, would you tell us something about Tabaka and the "Tabaka Mission Hospital"? "Tabaka, as you know, is a small town of about 3000 inhabitants, and thanks to the hospital, is known throughout the surrounding area; the population lives with the products obtained from the cultivation of land and the sale of various handicrafts. When I got to "Tabaka Mission Hospital" there was almost nothing; now we have a CT scan, an operating theatre and incubators. Many parturient women come to our hospital, so we were able to reduce neonatal mortality”. You are from Trento’s area, do you miss your Plateau of Pinè? "Yes, I miss it. A painter friend of mine, to relieve my nostalgia, painted on a fake window the Pinè landscape and my beloved little church in the background". Will you return to Tabaka? "Yes, when I improve my health conditions". The organization of the event, for the convivial evening, was entrusted to Sister Veronica Tondini, nurse of the Sisters of the Servants of St. Camillus sicks, who told us: "I was surprised when they told me about father Francesco Avi, I had heard about him but did not know him personally". To make an even more welcoming atmosphere, the octogenarian Camillian father Vincenzo Di Blasi, with his inevitable harmonica, delighted the diners with fine Christmas musics.
Tabaka Mission Hospital




                                                                                                                                                          Salvatore Cifalinò
                                                                                   

Acireale I RELIGIOSI DELLA CASA SOLLIEVO DI S. CAMILLO HANNO FESTEGGIATO PADRE FRANCESCO AVI


Un momento dell'incontro

Padre Francesco Avi, missionario camilliano, medico di 82 primavere, ha ricevuto una targa di riconoscimento dal dr. Emanuele Rapisardi per il trentennale servizio pastorale e sanitario svolto in Kenia al “Tabaka Mission Hospital”. L’incontro si è svolto assieme a medici ed infermieri del nostro territorio che hanno prestato servizio missionario in Kenia; ad organizzarlo è stato il dr. Emanuele Rapisardi, radiologo di Aci Castello che per 26 anni durante le ferie si recava in Kenia nel “Tabaka Mission Hospital” a svolgere la sua professione a favore dei bisognosi. Dr. Rapisardi, vuole dirci come le è venuta l’idea di far venire qui ad Acireale padre Francesco Avi? “Conosco padre Francesco da moltissimi anni, sin da quando mi recai per la prima volta al “Tabaka Mission Hospital” come volontario e, le assicuro, che lavorando assieme a lui ho imparato molto sia sotto l’aspetto professionale che umano. Basti pensare che, quando i religiosi camelliani gli affidarono di dirigere l’allora piccolo ospedale di Tabaka, vi erano pochi posti letto e carenze di dotazioni sanitarie. Padre Avi ha portato l’ospedale ad avere 250 posti letto e le attrezzature sanitarie necessarie”.
Da sinistra, Padre Francesco e il dott. Rapisardi  
Padre Avi, ci dice qualcosa di Tabaka e del “Tabaka Mission Hospital”? “Tabaka, come lei sa, è un piccolo centro di circa 3000 abitanti e, grazie all’ospedale, è conosciuto in tutto il comprensorio circostante; la popolazione riesce a vivere con i prodotti ricavati dalla coltivazione della terra e dalla vendita di vari oggetti artigianali. Quando arrivai al “Tabaka Mission Hospital” non c’era quasi nulla; adesso abbiamo una T.A.C., una sala operatoria attrezzata e delle incubatrici. Da noi vengono tante partorienti e così siamo riusciti a ridurre le mortalità neonatali”. Lei che è del trentino, le manca il suo Altopiano di Pinè? “Si, mi manca. Un mio amico pittore, per alleviare la mia nostalgia, ha dipinto su una finta finestra il paesaggio di Pinè e nello sfondo la mia adorata chiesetta”. Ritornerà a Tabaka? “Si, non appena avrò migliorato il mio stato di salute”. L’organizzazione dell’evento, per la serata conviviale, è stata affidata a suor Veronica Tondini, infermiera, delle Suore Ministre degli Infermi di S. Camillo che ci ha detto: “ Sono rimasta sorpresa quando mi hanno detto di padre Francesco Avi, ne avevo sentito parlare ma non lo conoscevo personalmente”. A rendere ancora più accogliente l’atmosfera, è stato l’ottantenne camilliano Padre Vincenzo Di Blasi che, con la sua immancabile armonica, ha deliziato i commensali con raffinate musiche natalizie.
Tabaka Mission Hospital
 



                                                                                                                                                Salvatore Cifalinò,
                                                                   

MY REPORTAGE AT THE INTERNATIONAL CONGRESS OF JOURNALISTS - MOSCOW 2016

Reading my reportage
Estimated authorities, dear colleagues, ladies and gentlemen, good morning. The theme of this convention is: "New trends of the tourism industry." In this regard, I would like to draw your kind attention by exposing the current moments of tourism in Russia and indicating the main lines through which it can develop further. Just two years ago, in 2014, the Russian Federation issued a document called "The strategy for the development of tourism 2014-2020". This document analyzes the situation in the tourism industry and the trends that exist in this field. The strategy for the development of Russian tourism conceives tourism in two directions: domestic tourism and inbound tourism. Russia gives great importance to the internal tourism and that is because it intends to develop its own territory, including, for example, the Crimean region that, from 2014, is part of the Russian Federation, or the city of Sochi, where the Winter Olympic Games of 2014 took place, from whose structures the current Formula 1 Grand Prix arose. The other direction in which Russia moves on regards the development of inbound tourism, which concerns to foreign tourists and helps the progress in various sectors of the economy. In fact in 2015 many foreign companies, with their projects, have given a boost to the local economy.
Red square in Moscow
This shows how tourism is important for the Russian society. This can also be seen in the increase of inbound tourism that Russia is having in these recent years, which is the result of a careful network of services created to elevate the artistic and monumental beauties which the country is rich of. In 2015, fifty millions of Russians travelled for tourism across the borders of the Federation and 20 millions of foreign tourists came to visit Russia. An impressive growth which is expected to increase thanks to the many dedicated proposals to strengthen and further develop the sector. All of this also in the perspective of the next FIFA World Cup which will be held in Russia in 2018, when the country will have the opportunity to prove its competitive reality that will make it one of the top destinations of the global scenery. A development model from which we all can take many cues. The excellent results obtained by the development model of domestic and inbound tourism can also serve as a stimulus to encourage the outbound tourism, because wherever there is tourism, there is economic development. In this direction a useful proposal could be to facilitate the procedure for obtaining visas for Russian travellers who want to go abroad; a process which could be accelerated by giving the opportunity to travel agencies to send the documents to the consulates of the different foreign states, saving the citizens from the burden of going personally to the consulate of interest, not always close to their residence. Otherwise, an option could be to expand the network of foreign consulates in the Country, favouring not only Russian citizens who want to travel abroad, but also inbound tourists who might need them during their stay. These are just some aspects that reflect the great potential that Russia is able to offer in tourism and commerce, and also an incentive to embrace the new trends in the development of the tourism industry. I head to the conclusion of this reportage thanking again all the promoters of this conference, thanks to whom we are visiting beautiful places. Thank you also to all the staff who, in various ways, is taking care of us in these unforgettable days. Best wishes and see you in the next congress.  Salvatore Cifalinò                                                                            

IL MIO REPORTAGE AL CONGRESSO INTERNAZIONALE DEI GIORNALISTI - MOSCA 2016

Leggendo il mio reportage

Stimate autorità, cari colleghi, buongiorno. Il tema di questa conferenza è: “Nuove tendenze dell’industria del turismo”. A questo proposito, vorrei richiamare la vostra cortese attenzione esponendo i momenti attuali del turismo in Russia e indicare le linee principali attraverso le quali esso potrà svilupparsi ulteriormente. Appena due anni fa, nel 2014, la Federazione Russa emise un documento chiamato “La strategia per lo sviluppo del turismo 2014-2020”. Questo documento analizza la situazione nel settore turistico e le tendenze che esistono in questo campo. La strategia per lo sviluppo del turismo russo concepisce il turismo in due direzioni: turismo interno e turismo d’entrata. La Russia dà molta importanza alla politica del turismo interno e ciò perché intende sviluppare il proprio territorio, tra cui per esempio la Regione di Crimea che dal 2014 fa parte della Federazione Russa, o la città di Soči dove si sono svolti i Giochi Olimpici invernali del 2014, dalle cui strutture è sorto l’attuale Gran Premio di Formula 1. L’altra direzione verso cui si muove la Russia riguarda lo sviluppo del turismo d’entrata, che si rivolge ai turisti stranieri e aiuta la crescita in vari settori dell’economia. Infatti nel 2015 molte società estere, con i loro progetti, hanno dato una notevole spinta all’economia locale.
La piazza Rossa    
Questo dimostra come il turismo abbia un ruolo importante nella società russa. Ciò è visibile anche dall’incremento che il turismo verso la Russia sta avendo in questi anni, il quale è frutto di una attenta rete di servizi creata per valorizzare le bellezze artistiche e monumentali di cui il Paese è ricco. Nel 2015 cinquanta milioni di russi hanno viaggiato per turismo all’interno dei confini della Federazione e 20 milioni sono stati i turisti giunti dall’estero; una crescita imponente destinata ad aumentare grazie alle tante proposte dedicate per rafforzare e sviluppare ulteriormente il settore. Tutto questo va visto anche nella prospettiva dei prossimi mondiali di calcio, che si terranno nel 2018 proprio in Russia in cui il Paese avrà l’occasione di dimostrarsi realtà competitiva che lo renderebbe una delle mete più ambite del panorama globale. Gli ottimi risultati ottenuti da questo modello di sviluppo, da cui tutti possiamo trarre molti spunti, possono servire come stimolo per favorire anche il turismo in uscita, poiché dovunque c’è attività turistica, c’è sviluppo economico. In questo senso una proposta utile potrebbe essere quella di facilitare la procedura per l’ottenimento del visto per i viaggiatori russi che vorranno recarsi all’estero; un iter che potrebbe essere accelerato dando la possibilità alle agenzie di viaggio di (ri)occuparsi dell’invio dei documenti ai consolati dei vari Stati esteri, risparmiando ai cittadini l’onere di recarsi personalmente al consolato di interesse, non sempre vicino alla propria residenza. Altrimenti, un’opzione potrebbe essere quella di ampliare la rete di consolati stranieri all’interno del Paese, favorendo non solo i cittadini russi che vogliono recarsi all’estero ma anche i turisti in entrata che potrebbero averne bisogno durante il proprio soggiorno. Questi sono solo alcuni aspetti che riflettono il grande potenziale che la Russia è in grado di offrire in ambito turistico e commerciale e anche uno stimolo ad abbracciare le nuove tendenze nello sviluppo dell’industria turistica. Mi avvio alla conclusione di questa relazione ringraziando ancora tutti i promotori di questo convegno, grazie ai quali stiamo visitando luoghi stupendi. Un grazie di cuore anche a tutto il personale che, nei vari modi, si sta occupando di noi in questi indimenticabili giorni. Un caro saluto e arrivederci al prossimo congresso.
  Salvatore Cifalinò
                                                                          

"DESTINAZIONE UMBRIA"


















Catania. Presentato il progetto “Destinazione Umbria” per promuovere “una Regione accogliente e con un grande cuore”.
Il progetto - Destinazione Umbria - è stato presentato al Borghetto Europa di Catania da Sviluppumbria, in collaborazione con rappresentanti dell’Aeroporto San Francesco d'Assisi di Perugia e con la SAC, società che gestisce l’Aeroporto di Catania.
Beatrice Morlunghi, responsabile della promozione turistica per Sviluppumbria, ha curato il primo intervento illustrando le peculiarità di "Destinazione Umbria".
“In Umbria – ha sottolineato Beatrice – ogni luogo ha un’identità inconfondibile. È ricchissima d’acqua e di oasi naturalistiche. Ricordiamo il Lago Trasimeno e la Cascata delle Marmore. Abbiamo piccoli grandi primati nella nostra Regione. Cose che non si conoscono ancora. Ci si sofferma spesso sul turismo religioso, d'altronde noi siamo una terra mistica, ricca di santi, ma c’è dell’altro in veste enogastronomica: siamo ricchi di olio, vino, tartufo che è una delle nostre tipicità. E, ancora, la cioccolata. A Perugia si tiene il celebre ‘Festival Eurochocolate’, che si svolge in Ottobre. Parlando di eventi, tra le iniziative culturali importanti, mi preme citare ‘Umbria Jazz’, che si tiene a Perugia in luglio, e ad Orvieto intorno alla fine di dicembre. Abbiamo  il ‘Festival dei due Mondi’ di Spoleto, il ‘Festival delle Nazioni’ che si svolge a città di Castello, che quest’anno sarà dedicato alla Germania. E, tra gli eventi più folkloristici, voglio ricordare ‘La corsa dei ceri’ di Gubbio, che la paragonerei alla vostra Sant’Agata, ma anche ‘Il Calendimaggio’ di Assisi, oppure ‘Il Corpus Domini’ con le infiorate a Spello e a Cannara. Gli eventi si susseguono tutto l’anno in tutta la Regione, e sono un motivo importante per un viaggio in Umbria. Grazie al nuovo volo Catania-Perugia-Catania potremmo dire che da un’isola di luce come la Sicilia si può andare in un’isola di pace. Sono molto orgogliosa di presentare la mia Regione, perché ritengo che un viaggio in Umbria sia un viaggio di scoperta che offre diversi motivi, quali eventi, bellezze paesaggistiche, ricchezze culturali incredibili, con città di assoluto pregio, e musei d’Arte Contemporanea a Spoleto, Palazzo Collicola, Città di Castello,  la Fondazione Burri. Esiste anche un parallelismo con la Sicilia perché, lo ricordo, Alberto Burri realizzò ‘Il cretto di Burri’ a Gibellina, opera molto estesa sul fianco della collina, ultimata nel 2015 in occasione del centenario della nascita di Burri. Tutto questo per dire che il turista ha tante buone ragioni per sostare più a lungo nel nostro territorio. A questo stiamo lavorando; la nostra è una Regione piccola, accogliente e con un grande cuore”.
Per Sviluppumbria era presente anche Gianluigi Bettin, che ha illustrato “la Via di Francesco” uno degli itinerari più amati da chi visita l’Umbria, il percorso che unisce i luoghi dove sono avvenuti gli episodi fondamentali della vita di San Francesco d’Assisi, Santo Patrono d’Italia. “L’Umbria - ha detto Bettin - è un crocevia di cammini. La Via di Francesco è sicuramente la principale: un unico cammino per raggiungere Assisi sui passi di San Francesco, partendo da Nord (La Verna) o da Sud (Greccio). Da Assisi si può decidere di raggiungere a piedi la Città Eterna seguendo la Via di Roma sui passi del Poverello d'Assisi. Un cammino di oltre 270 km nel cuore verde d’Italia, ma anche uno stile di viaggio, nello spirito dei pellegrini, basato sul rispetto della natura, dell’Arte, della storia e delle tradizioni dei luoghi”.Sicilia e Umbria – ha commentato Nico Torrisi , amministratore delegato della S.A.C. - sono sempre più vicine, avevamo iniziato già a collaborare nel settore del turismo e adesso confidiamo di far volare tanti siciliani da ‘Fontanarossa’ alla scoperta di questo territorio meraviglioso e ospiteremo altrettanti cittadini umbri in un luogo non meno affascinante quale è la Sicilia”.
                                                                               Salvatore Cifalinò

Santa Venerina INTERVIEW TO THE MUSICIAN AND COMPOSITOR GESUELE SCIACCA


from the left, M° Gesuele Sciacca and I
Gesuele Sciacca from Acireale, an estimated medical director, is a refined composer of music for orchestra, music therapy and music for the poems of the classics, which means "poems sung without turning them into canzonets”. With his expressive voice and his unfailing guitar, accompanied by musicians, including members of his family, he manages to charm the crowded audiences .
Can we consider music as an artistic activity? “Music is not only an artistic activity but is primarily an extraordinary method of communication. In the ancient Greek philosophy the first consideration of the music is in the Pythagorean school that discovers the relationship between music and mathematics. Our brain, through a mathematical calculation, recognizes when the external frequencies are related to each other in order to represent a well-defined flow of information, capable to evoke memories and emotions. It is not a coincidence that the philosopher Leibniz says in a letter to the German mathematician Goldbach Christian that 'music is an occult practice of arithmetic, where the soul doesn’t know to be calculating'. All the Universe, from the macro to the microcosm, has physical and mathematical aspects which obey exactly to the same laws that govern the relationship between sounds, and since the mission of science and philosophy is to bring back the particular to the universal, it will be possible to find the harmonic principle that governs the world through music. The music beauty, as the concept of beauty in general, corresponds to the intuition of harmony, as evidenced by the fact that the sensitive pleasure of listening to music lies in feeling the harmony”. Where do your musical roots sink? “My musical roots descend from the jazz, because when I was young I started to study the jazz guitar. At the age of eighteen, to enrol in Medicine, I gave up a contract with an important record label. As soon as I ended the college I approached the music through the music therapy; I love all the music, but I cannot hide a certain fondness for the singer-songwriter music”. Do you feel more medico or more musician? “For me, medicine is an integrant part of my life. Thanks to the fact of being a doctor I can be a real musician and through the music I can be a real doctor, because music besides of being a powerful therapy, it keeps alive the ability to be sensitive to emotions and without these, I believe that we can’t be real doctors”. Is it true that in your concerts you perform for free? “Yes, I do not even take a penny, I also do concerts for non-profit associations”. Salvatore Cifalinò

Santa Venerina INTERVISTA AL MUSICISTA COMPOSITORE GESUELE SCIACCA


Gesuele Sciacca, acese, stimato dirigente medico, è raffinato compositore di musiche per orchestra, musicoterapia e musiche per le poesie dei classici, ovvero “poesie cantate senza trasformarle in canzonette”. Con la sua voce espressiva e la sua immancabile chitarra, accompagnato da musicisti tra i quali i componenti della sua famiglia, riesce ad affascinare le affollate platee. Possiamo considerare la musica un’attività artistica? “La musica non è solo un’attività artistica ma è soprattutto una forma di comunicazione eccezionale. Nella filosofia greca antica la prima riflessione sulla musica si trova nella scuola pitagorica che scopre il rapporto tra musica e matematica. Il nostro cervello, attraverso un calcolo matematico, riconosce quando le frequenze esterne sono tra loro in relazione tale da rappresentare un flusso di informazioni ben precise, capaci di evocare ricordi ed emozioni. Non a caso il filosofo Leibniz affermava in una lettera al matematico tedesco Christian Goldbach che ‘la musica è una pratica occulta dell’aritmetica, dove l’anima non sa di calcolare’. Tutto l’Universo, dal macro al microcosmo, presenta aspetti fisici e matematici che ubbidiscono esattamente alle stesse leggi che regolano i rapporti tra i suoni e dato che il compito della scienza e della filosofia è quello di riportare la particolarità all’universale, sarà possibile trovare il principio armonico che governa il mondo attraverso la musica. Il bello musicale, come in genere il concetto stesso della bellezza, corrisponde all'intuizione dell’armonia, come dimostra il fatto che il piacere sensibile dell’ascolto musicale risiede proprio nel sentire armonia”. Dove affondano le tue radici musicali? “ Le mie radici musicali hanno origine nel jazz, perché da giovanissimo ho iniziato a studiare chitarra jazz. All’età di diciotto anni, per iscrivermi in medicina, ho rinunciato ad un contratto con una importante casa discografica. Finita l’università mi sono accostato alla musica attraverso la musicoterapia; amo tutta la musica, ma non posso nascondere una certa predilezione per la musica cantautorale”. Ti senti più medico o più musicista? “Per me la medicina è parte integrante della mia vita. Grazie al fatto di essere medico posso essere un vero musicista e grazie alla musica posso essere un vero medico perché la musica, oltre ad essere una potente terapia, mantiene sempre viva la capacità di essere sensibili alle emozioni e senza queste credo non si possa essere dei veri medici”. E’ vero che nei tuoi concerti ti esibisci gratis? “Sì, non prendo neanche un centesimo, faccio anche concerti per le associazioni Onlus”. Salvatore Cifalinò